Molto spesso alla base di un disturbo alimentare c’è una dieta fatta con lo scopo di perdere peso o limitare alcune problematiche digestive e/o di gonfiore addominale.
Si comincia una dieta ipocalorica, molto spesso una dieta “fai-da-te” e non bilanciata; a cui l’organismo reagisce accedendo alle energie e risorse supplementari allo scopo di sopperire alle richieste ambientali e permettere il sostentamento della persona (è una reazione dettata dai meccanismi di sopravvivenza).
In questa fase, detta “luna di miele” la persona perde peso e solitamente si sente bene, in “forze” e di buon umore, talvolta addirittura euforica, anche grazie ai rinforzi sociali provenienti dall’esterno (amici, fidanzato, parenti, etc.).
Con il passare del tempo la persona inizia a sviluppare una vera e propria ossessione per il cibo, controlla le calorie e sviluppare veri e propri evitamenti (saltare i pasti anche per giorni) o di controllo (ridurre le porzione ed evitare alcuni elementi come carboidrati, condimenti, dolci, etc).
A questo punto la paura di ingrassare prende il sopravvento, le persone iniziano a sperimentare frequentemente emozioni negative e, chi gli sta accanto, inizia a notare cambiamenti caratteriali. Le persone in dieta ipocalorica protratta diventano irritabili, nervose, “poco solari” e solitamente riscontrano difficoltà in ambito scolastico (“Non riesco a concentrarmi o a studiare”) o lavorativo.
Compaiono le problematiche annesse alla drastica perdita di peso come amenorrea, problemi gastrointestinali e cardiaci, affaticabilità, perdita del tono muscolare, perdita dei capelli, etc.
E infine, se la situazione non viene trattata con una adeguato intervento medico e psicologico, si entra nell’ultima fase che può portare anche alla morte per inedia o a complicazioni permanenti e debilitanti.
Quando volete fare una dieta rivolgetevi ad un professionista così da perdere peso senza deprivare l’organismo dell’apporto energetico necessario.
Le diete “fai-da-te” anche quando non inducono a disturbi alimentari possono essere molto dannose per l’organismo e portare a risultati non duraturi.
La strada verso la guarigione quando si parla di disturbi alimentari può essere complessa perché se da un lato queste persone sono consapevoli di avere una difficoltà e di volerne uscire, dall’altra la convinzione che perdere peso sia l’unico modo per essere felici, integrarsi nella società e avere fiducia in sé stessi, è un’abitudine difficile da modificare.
I comportamenti disfunzionali legati al cibo sono delle abitudini (proprio come lavarsi i denti ogni mattina!) che le persone hanno appreso e che pertanto possono essere cambiate con l’aiuto adeguato e una buona dose di motivazione personale.
Quando si interviene su un disturbo alimentare è importante aiutare la persona ad acquisire abitudini alimentari più equilibrate e funzionali e contemporaneamente lavorare sugli aspetti psicologici ed emotivi che ne costituiscono le fondamenta.
In questi casi è infatti importante sviluppare l’autostima, l’accettazione di sé e delle proprie emozioni, soprattutto quelle negative, dando strategie più efficaci per gestirle; e sviluppare abilità di gestione dello stress.
L’intervento in questi casi è multidisciplinare e coinvolge spesso anche familiari e amici.
La Terapia Cognitiva Comportamentale ha come obiettivo la modifica dei comportamenti alimentari malsani e dei pensieri negativi che li alimentano.
Tra le strategie usate vi sono l’eduzazione alimentare, la gestione del peso, social-skills training, training sull’autostima e sull’assertività; e tecniche di rilassamente.
Il fine ultimo di queste strategie è di rendere le persone consapevoli del modo in cui il cibo viene usato per gestire le emozioni.
Chiedere aiuto quando si ha un disturbo alimentare è fondamentale perché, anoressia e bulimia, possono mettere in serio pericolo la salute di una persona.