La Sindrome del Colon Irritabile (IBS) è un disturbo gastrointestinale cronico di natura funzionale ovvero, a differenza di altre patologie come il morbo di Crhon e la rettilocolite ulcerosa, non si riscontrano cause organiche.
Coloro che soffrono di IBS infatti presentano esami medici (esami del sangue, test allergologici, gastroscopia e colonscopia) nella norma, ciò permette di escludere totalmente la malattia organica alla base dell’IBS.
Nonostante ciò, la maggior parte dei pazienti è convinta che la sindrome del colon irritabile abbia solo cause organiche e per questo solitamente si rivolge al gastroenterologo e intraprende un trattamento farmacologico, escludendo qualsiasi origine psicologica o psicosomatica del disturbo.
Studi recenti sostengono che l’IBS sia un disturbo bio-psico-sociale, determinato cioè dell’interazione tra diversi fattori ugualmente importanti per determinarne l’insorgenza, il mantenimento e l’entità del disagio. Tra di essi vi sono aspetti biologici come disturbi della motilità e sensibilità gastrointestinale, infiammazione e infezione gastrointestinale, alterazione della flora intestinale (Surdea-Baga e collaboratori, 2012) che possono costituire dei fattori predisponenti allo sviluppo del disturbo.
Concorrono alla definizione del disturbo anche fattori psicologici come, ad esempio, disturbi di personalità, instabilità emotiva, alessitimia, elevati livelli di ansia di tratto, perfezionismo, difficoltà ad esprimere le proprie emozioni, difficoltà di inibizione degli impulsi e tendenza ad autocolpevolizzarsi; e sociali, come esperienze stressanti o traumatiche e scarso supporto sociale (Hauser e coll.; 2014).
La mancanza di considerazione dei fattori psico-sociali nella genesi e nel mantenimento del disturbo è ciò che, spesso, determina un’efficacia limitata dei trattamenti farmacologici e la cronicizzazione del disturbo: circa il 92% dei pazienti presenta gli stessi sintomi a distanza di 10-13 anni dalla prima diagnosi.
La sintomatologia dell’IBS è caratterizzata da flatulenza, meteorismo, diarrea, sensazione di urgenza di andare in bagno, sensazione di evacuazione incompleta, dolore durante l’evacuazione e dolore addominale (Cashman, 2016).
Oltre ai sintomi funzionali, coloro che soffrono di IBS presentano anche una serie di sintomi secondari di natura psicologica e sociale che minano il benessere personale, lavorativo, sociale e familiare di queste persone.
Capita spesso che coloro che soffrono di IBS per gestire i sintomi modifichino radicalmente le proprie abitudini di vita per poter gestire il malessere fisiologico, gli accessi al bagno e il malessere emotivo ad esso connesso.
Può capitare infatti che coloro che soffrono di IBS possano avere difficoltà ad andare al lavoro, a guidare, viaggiare, prendere un aereo, andare al ristorante o a cena da amici per paura di non riuscire a gestire i sintomi dell’IBS e/o non poter accedere alla toilette. Alcuni individui possono modificare l’alimentazione, escludendo cibi considerati la causa del loro malessere o limitare drasticamente le porzioni; oppure limitare e/o evitare qualsiasi occasione sociale.
Sebbene questi comportamenti vengano messi in atto per gestire la sintomatologia e abbassare i livelli di ansia sperimentati in relazione alla comparsa dei sintomi fisiologici, sul lungo raggio favoriscono la cronicizzazione della sintomatologia.
Tali comportamenti sono la conseguenza di due importanti aspetti che caratterizzano chi soffre di IBS: un iperattenzione alle sensazioni corporee intestinali, ovvero l’attenzione del paziente si focalizza sulla pancia percependo il minimo movimento o rumore proveniente da questa parte del corpo; e una modalità di pensiero catastrofica. Questa tipologia di pensiero fa in modo che una volta percepita una sensazione viscerale (ad es. una semplice peristalsi digestiva) essa viene automaticamente interpretata come legata al suo problema intestinale e comincia a fare pensieri negativi del tipo: “dovrò correre al bagno e non farò in tempo”, “tutti si accorgeranno dei miei rumori-odori”, “penseranno che sono malato”, etc.
Questi pensieri generano uno stato emotivo caratterizzato da ansia, paura e frustrazione che interferisce ulteriormente con il funzionamento intestinale, incrementando i sintomi dell’IBS e diminuendo il benessere personale.
La maggior parte di coloro che soffrono di IBS cerca di gestire i sintomi funzionali del disturbo attraverso una terapia farmacologica e a una dieta restrittiva.
Studi recenti hanno evidenziato come la terapia cognitiva-comportamentale sia in grado di portare a miglioramenti significativi in questi pazienti (APA, American Psychological Association).
L’intervento della TCC permette di ridurre l’intensità e la frequenza dei sintomi fisiologici e dei dolori addominali, modificare i comportamenti problematici e gli stili di pensiero che alimentano il problema, ridurre il numero di volte in cui il paziente accede al bagno, gestire gli aspetti emotivi e psicologici connessi alla sintomatologia, etc. favorendo il miglioramento della qualità della vita e incrementando il benessere personale del soggetto.
La terapia cognitiva comportamentale è stata definita dall’America Psychological Association (Apa) l’approccio maggiormente efficace per il trattamento della Sindrome del Colon Irritabile.
La durata della terapia varia di solito dai quattro ai dodici mesi, a seconda del caso, con cadenza il più delle volte settimanale. Problemi psicologici più gravi, che richiedano un periodo di cura più prolungato, traggono comunque vantaggio dall’uso integrato della terapia cognitiva-comportamentale
L’attenzione è posta su ciò che nel presente contribuisce a mantenere la sofferenza e i sintomi dell’IBS, pur considerando gli eventi passati e le esperienze infantili come utili fonti d’informazione circa l’origine e l’evoluzione dei sintomi
Nel trattamento vi è la partecipazione attiva e co-partecipata di paziente e terapeuta: il paziente viene allenato ad essere “il terapeuta di sé stesso” sviluppando gli strumenti necessari per gestire i sintomi dell’IBS, prevenire ed affrontare eventuali ricadute in una prospettiva adattiva e funzionale al benessere.