I disturbi d’ansia comprendono quei disturbi le cui caratteristiche fondamentali sono paura, preoccupazione grave e ansia eccessiva con conseguente comportamento di evitamento della situazione o dell’oggetto temuto. Questo stato emotivo deve essere costante e disfunzionale al mantenimento del benessere personale.
L’ansia di per sé non ha una connotazione negativa: è una risposta naturale ed adattiva del corpo ad una situazione di allarme, un sistema raffinato che, in condizioni di pericolo, ci aiuta ad attivare le risorse necessarie per sfuggire ad una minaccia.
Quando questa risposta viene attivata in condizioni di assenza di pericolo e quando diviene eccessiva, costante ed interferente con lo svolgimento delle normali attività e delle relazioni interpersonali, allora si parla di disturbo d’ansia.
I disturbi d’ansia sono un gruppo di disturbi, la loro sintomatologia varia da persona a persona.
In generale tutti i disturbi precedentemente elencati hanno come caratteristica comune la paura o preoccupazione eccessiva verso situazioni (o oggetti/cose) in cui altre persone non si sentirebbero minacciate.
Questo stato ansiogeno è prodotto dall’attivazione di un sistema fisiologico definito di attacco-fuga che da origine anche ad una vasta gamma di sintomi fisici ed emotivi.
Sintomi fisici: tachicardia, sudorazione, tensione muscolare, tremori, respiro corto, emicranie, insonnia.
Sintomi emotivi: irritabilità, tensione, agitazione, sensazione di testa vuota, difficoltà di concentrazione.
Terapeuta e paziente focalizzano l’attenzione sui pensieri e sulle credenze connesse alla situazione ansiogena.
L’idea di fondo è che i nostri pensieri influenzano il nostro stato emotivo, il modo in cui interpretiamo e percepiamo le situazioni determina la nostra attivazione emotiva e la conseguente reazione comportamentale. Pensieri negativi di ansia e paura alimentano sentimenti negativi e l’attivazione di comportamenti di evitamento (il ragazzo del III caso non andrà alla festa per evitare di sentirsi in imbarazzo e provare ansia!).
Lavorando sui pensieri negativi attraverso la RISTRUTTURAZIONE COGNITIVA è possibile disinnescare questo meccanismo. Questo processo avviene mettendo alla prova le previsioni catastrofiche, i pensieri negativi e le credenze disfunzionali e successivamente cercando insieme una modo di pensare alternativo e competitivo.
Terapeuta e paziente esaminano le modalità comportamentali messe in atto dalla persona nella situazione problematica (evitamento) e intervengono su di esse attraverso lo sviluppo di abilità di fronteggiamento (coping) e tecniche specifiche. Le tecniche più all’avanguardia per queste patologie sono:
Per gestire gli aspetti fisiologici dell’ansia (tachicardia, respiro corto, etc.) e imparare ad autocontrollarsi nelle diverse situazioni. Il paziente impara a ridurre l’attivazione fisiologica determinata alla situazione ansiogena e a produrre una risposta opposta a quella abituale, riducendo i livelli di ansia percepiti.
L’esposizione graduale e guidata della persona a situazioni e oggetti temuti. Ciò permette alla persona di sentirsi sempre più in grado di controllare la situazione sperimentando un progressivo abbassamento dei livelli di ansia.
Il paziente affronta progressivamente le situazioni per lui ansiogene, acquisendo gli strumenti per gestire l’ansia, sviluppare fiducia nelle proprie possibilità ed imparare ad affrontare le situazioni temute. E’ un sistema combinato di più strumenti insieme.