I disturbi d’ansia sono tra i disturbi più comuni negli ultimi anni. Recenti studi hanno stimato che circa 1 persona su 20 soffre di disturbi d’ansia ma solo una piccola percentuale di queste persone si rivolge ad un professionista.
I disturbi d’ansia comprendono quei disturbi le cui caratteristiche fondamentali sono paura, preoccupazione grave e ansia eccessiva con conseguente comportamento di evitamento della situazione o dell’oggetto temuto. Questo stato emotivo deve essere costante e disfunzionale al mantenimento del benessere personale.
QUALI SONO I DISTURBI D’ANSIA?
I disturbi d’ansia elencati nel Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali (DSM-5) sono:
- Disturbo d’ansia generalizzata (DAG)
- Disturbo da attacchi di panico (DAP)
- Fobia specifica
- Fobia sociale
- Agorafobia
- Ansia da separazione
- Mutismo selettivo
L’ansia di per sé non ha una connotazione negativa: è una risposta naturale ed adattiva del corpo ad una situazione di allarme, un sistema raffinato che, in condizioni di pericolo, ci aiuta ad attivare le risorse necessarie per sfuggire ad una minaccia. Quando questa risposta viene attivata in condizioni di assenza di pericolo e quando diviene eccessiva, costante ed interferente con lo svolgimento delle normali attività e delle relazioni interpersonali, allora si parla di disturbo d’ansia.
QUALI SONO I SINTOMI?
I disturbi d’ansia sono un gruppo di disturbi, la loro sintomatologia varia da persona a persona.
In generale tutti i disturbi sopra elencati hanno come caratteristica comune la paura o preoccupazione eccessiva verso situazioni (o oggetti/cose) in cui altre persone non si sentirebbero minacciate. Questo stato ansiogeno è prodotto dall’attivazione di un sistema fisiologico definito di attacco-fuga che da origine anche ad una vasta gamma di sintomi fisici ed emotivi.
Sintomi fisici: tachicardia, sudorazione, tensione muscolare, tremori, respiro corto, emicranie, insonnia.
Sintomi emotivi: irritabilità, tensione, agitazione, sensazione di testa vuota, difficoltà di concentrazione.
COME SI TRATTANO I DISTURBI D’ANSIA?
Quando si parla di Disturbi d’Ansia il trattamento per eccellenza è quello cognitivo-comportamentale (TCC). L’American Psychological Association ha dimostrato come grazie a questo approccio terapeutico molte persone ottengono miglioramenti significativi entro 8 -10 sedute.
L’obiettivo della terapia cognitiva-comportamentale è quello di aiutare il paziente a fare emergere le cause che determinano ansia, modificare gli aspetti comportamentali legati al disagio e sviluppare abilità per affrontare le situazioni problematiche.
La TCC lavora sinergicamente su due fronti:
ASPETTI COGNITIVI: terapeuta e paziente focalizzano l’attenzione sui pensieri e sulle credenze connesse alla situazione ansiogena. L’idea di fondo è che i nostri pensieri influenzano il nostro stato emotivo, il modo in cui interpretiamo e percepiamo le situazioni determina la nostra attivazione emotiva e la conseguente reazione comportamentale.
Ad esempio, immaginate di essere appena stati invitati a casa di un amico per cena. Il vostro amico vi comunica che ci saranno anche altre persone che voi non conoscete. La situazione è questa ma possono attivarsi diversi modi di pensare:
A: “Wow che bella opportunità di conoscere gente nuova”
B: “Stasera ho già un altro impegno, sarà per la prossima volta!”
C: “Non mi sento mai a mio agio con gente nuova, non saprei cosa dire e inizierei a sudare. Meglio che rimanga a casa”
Ognuno di questi pensieri genera emozioni diverse (felicità/entusiasmo (A), neutralità/indifferenza (B) e ansia/tristezza (C)) e comportamenti differenti. Pensieri negativi di ansia e paura alimentano sentimenti negativi e l’attivazione di comportamenti di evitamento (il ragazzo del III caso non andrà alla festa per evitare di sentirsi in imbarazzo e provare ansia!).
Lavorando sui pensieri negativi attraverso la Ristrutturazione cognitiva è possibile disinnescare questo meccanismo. Questo processo avviene mettendo alla prova le previsioni catastrofiche, i pensieri negativi e le credenze disfunzionali e successivamente cercando insieme una modo di pensare alternativo e competitivo.
Un esempio di ristrutturazione cognitiva:
Situazione | Emozione | Pensiero catastrofico | Distorsione cognitiva | Pensieri realistici/positivo |
In ufficio sudavo e gli altri lo hanno notato | Ansia | “Mi stava venendo un infarto” “Che figura, sono tutto sudato i miei colleghi cosa penseranno” | Catastrofizzazione Inferenza Arbitraria | “E’ probabile che abbia un inizio di influenza o che a pranzo abbia mangiato pesante” “Forse gli altri sudavano altrettanto” |
ASPETTI COMPORTAMENTALI: terapeuta e paziente esaminano le modalità comportamentali messe in atto dalla persona nella situazione problematica (evitamento) e intervengono su di esse attraverso lo sviluppo di abilità di fronteggiamento (coping) e tecniche specifiche. Le tecniche più all’avanguardia per queste patologie sono:
- Esposizione (in vivo e in immaginazione) ovvero l’esposizione della persona a situazioni e oggetti temuti. Ciò permette alla persona di sentirsi sempre più in grado di controllare la situazione sperimentando un progressivo abbassamento dei livelli di ansia.
–Desensibilizzazione Sistematica in cui il paziente affronta progressivamente le situazioni per lui ansiogene, acquisendo gli strumenti per gestire l’ansia, sviluppare fiducia nelle proprie possibilità ed imparare ad affrontare le situazioni temute. E’ un sistema combinato di più strumenti insieme.
- Tecniche di Rilassamento per gestire gli aspetti fisiologici dell’ansia (tachicardia, respiro corto, etc.) e imparare ad autocontrollarsi nelle diverse situazioni.
NEL CONCRETO, COSA SI FA IN SEDUTA?
Quando un paziente arriva portando un problema ansiogeno le varie fasi del lavoro terapeutico sono più o meno le seguenti (dico più o meno perché ogni paziente è diverso, così come i suoi bisogni, e questo implica necessariamente delle variazioni sul tema in relazione alle sue richieste e esigenze).
Terminata una fase di conoscenza, raccolta delle informazioni anamnestiche e adempimento degli aspetti burocratici si passa alla fase di ASSESSMENT. In questa fase tramite la somministrazione di strumenti standardizzati si definisce meglio il problema portato dal paziente, analizzandolo nel dettaglio. Sulla base di quanto emerso da queste fasi paziente e terapeuta definiscono insieme gli obiettivi terapeutici, ovvero cosa vorrebbero ottenere nel loro percorso e con quali strumenti.
Una volta terminata questa fase iniziale il lavoro prosegue così:
- Apprendere le TECNICHE DI RILASSAMENTO MUSCOLARE PROGRESSIVO E RESPIRAZIONE DIAFRAMMATICA. Questa tecnica permette di aumentare l’autocontrollo e il rilassamento del proprio corpo. Il paziente impara a ridurre l’attivazione fisiologica determinata alla situazione ansiogena e a produrre una risposta opposta a quella abituale, riducendo i livelli di ansia percepiti. Questa tecnica servirà infatti successivamente al paziente per contrastare l’insorgere dei sintomi fisici connessi al disturbo ansiogeno quando la persona affronterà le sue paure.
- Creazione di una lista delle SITUAZIONI DISTURBANTI. Paziente e terapeuta creano insieme una lista di situazioni problematiche. Ad esempio se l’obiettivo è affrontare la fobia dei cani la mia lista (in ordine di ansia crescente) potrebbe essere:
guardare la foto di un cane
camminare nel marciapiede opposto rispetto cui cammina un cane
stare accanto a un cane
accarezzare un cane
- RISTRUTTURAZIONE COGNITIVA. Paziente e terapeuta analizzano i pensieri/credenze disfunzionali associati alle varie situazioni ansiogene e sviluppano un pensiero competitivo in grado di creare pensieri funzionali e adattivi (vedi sopra).
- ESPOSIZIONE. Il paziente, sotto la guida del terapeuta, affronta i singoli gradini della lista. L’obiettivo è rimanere nella situazione ansiogena, utilizzando rilassamento e la respirazione, finché il livello d’ansia percepito non decresce da non essere più considerato disfunzionale per il paziente. Questa fase può avvenire prima in immaginazione e poi in vivo. Utilizzando l’immaginazione è bene allenare prima il paziente a questa attività.
Arrivati a questo punto la vostra terapia è terminata, voi avrete sviluppato strategie e abilità di fronteggiamento delle situazioni ansiogene, pensieri competitivi rispetto alle situazioni problematiche e aumentato il vostro benessere.
E I FARMACI?
I farmaci ansiolitici (benzodiazepine) possono essere molto utili per alleviare alcuni sintomi intensi ma è necessario un trattamento non farmacologico per ottenere dei miglioramenti a lungo termine. I farmaci infatti non agiscono sulle cause sottostanti al disturbo ma, “rallentando” temporaneamente il sistema nervoso, danno un momentaneo sollievo. I loro effetti sono immediati ma quando si interrompe l’assumere i sintomi si presentano in tutta la loro intensità. Inoltre è bene tenere in considerazione gli effetti collaterali di questi farmaci. Queste sostanze possono provocare alcune problematiche quali sonnolenza, vertigini, confusione, disorientamento, depressione, nausea, mal di stomaco, vista doppia o offuscata. A volte possono creare dipendenza rendendo difficile l’interruzione del trattamento.
L’assunzione di farmaci è da assoggettarsi alla gravità della patologia: in casi di ansia tale da compromettere in modo pervasivo ed invalidante il funzionamento dell’individuo, i farmaci possono essere utili. In qualsiasi caso l’assunzione di farmaci deve seguire una consultazione medico-specialistica.
In generale la psicoterapia cognitiva-comportamentale e l’attività fisica determinano un miglioramento significativo e duraturo della sintomatologia ansiogena in assenza di effetti collaterali. Anche in caso di assunzione di farmaci è bene affiancare un trattamento non farmacologico.
A cura della Dott.ssa Martina Valdemarca – Psicologa e Neuropsicologa Clinica