I MECCANISMI PSICOLOGICI ALLA BASE DELLA SINDROME DEL COLON IRRITABILE.

·
colon irritabile psicologo torino

La Sindrome del Colon Irritabile (IBS) é un disturbo gastrointestinale funzionale che può compromettere significativamente la vita di chi ne soffre in diversi ambiti. 

Persone con IBS infatti possono modificare radicalmente le loro abitudini quotidiane per poter gestire gli accessi al bagno e il malessere fisiologico.

Capita spesso che queste persone possano avere difficoltà ad andare al lavoro, a scuola, alle feste o in luoghi affollati, a percorrere lunghi tragitti in macchina per paura di non poter accedere alla toilette.  

Altri ancora evitano di  svolgere alcune attività (ad. esempio non fare attività fisica), eliminano alcuni cibi dalla dieta o ne mangiano porzioni irrisorie per paura di sollecitare l’evacuazione intestinale.

La sintomatologia dell’IBS  è caratterizzata da meteorismo, flatulenza, sensazione di urgenza di andare in bagno, diarrea, sensazione di evacuazione incompleta, dolore durante l’evacuazione e dolore addominale (Cashman, 2016).

Nella maggior parte  dei casi la sindrome è di natura funzionale ovvero, a differenza di altre patologie come il morbo di Crhon e la rettilocolite ulcerosa, non si riscontrano cause organiche.

Questi pazienti infatti presentano esami medici   nella norma, escludendo totalmente la malattia organica alla base dell’IBS. 

Nonostante queste evidenze i pazienti sono convinti, o preferiscono pensare, che la sindrome del colon irritabile abbia solo cause organiche e per questo solitamente si rivolgono al gastroenterologo; escludendo qualsiasi origine psicologica o psicosomatica del disturbo.

L’intestino è considerato il “secondo” cervello del nostro organismo.

Da un lato controlla la sua motilità e sensibilità grazie al sofisticato plesso mioenterico che lo avvolge, dall’altro produce enormi quantità di serotonina, neurotrasmettitore sintetizzato anche dai neuroni, che regola il tono dell’umore.

Stile di vita o eventi stressanti possono interferire con il normale funzionamento di quest’organo, modificandone la sensibilitá e la mobilitá intestinale, determinando così i sintomi dell’IBS.

La presenza di particolari aspetti cognitivi personali favorisce il mantenimento di queste alterazioni funzionali.

Perfezionismo, tendenza al controllo eccessivo delle situazioni, difficoltà ad esprimere le proprie emozioni e la tendenza ad autocolpevolizzarsi sono aspetti comuni a molti pazienti con IBS.

Inoltre con il perdurare del disturbo, le persone con IBS  sviluppano  un iperattenzione alle sensazioni corporee intestinali, ovvero l’attenzione del paziente si focalizza sulla pancia.

Il soggetto si mette “in ascolto” attivo delle sensazioni che provengono da quella parte del corpo imparando a percepire anche il minimo movimento o rumore proveniente dai visceri che, se non si fosse così focalizzati, non si percepirebbe nemmeno.

In aggiunta, a favorire il mantenimento della sintomatologia, vi è spesso una modalità di pensiero catastrofica.

Una volta percepita una sensazione viscerale il paziente automaticamente la interpreta come legata al suo problema intestinale e comincia a fare pensieri negativi del tipo: “mi sto sentendo male”, “dovrò correre al bagno e non farò in tempo” “tutti si accorgeranno dei miei rumori-odori”, “penseranno che sono malato”, “metterò in imbarazzo chi mi circonda“.

Quando si presentano questi pensieri il paziente inizia a mettere in atto dei comportamenti che reputa “protettivi” ovvero che gli permettono di evitare le conseguenze catastrofiche temute.

Se da un lato questi comportamenti permettono di abbassare i livelli di ansia percepiti, dall’altro non fanno altro che mantenere e rinforzare la sintomatologia.

Si crea in questo modo un circolo vizioso che si auto perpetua, cronicizzando i sintomi e determinando una compromissione del benessere personale.

L’importanza di fattori psico-sociali nella genesi e nel mantenimento del disturbo è stata sottolineata in numerosi studi che hanno evidenziato l‘efficacia limitata dei trattamenti farmacologici per questo tipo di patologia. 

I medesimi studi hanno messo in risalto come la terapia cognitiva-comportamentale sia in grado di portare a miglioramenti significativi in questi pazienti.

L’intervento mirato e specifico della TCC permette di modificare i comportamenti problematici e gli stili di pensiero che alimentano il problema influenzando positivamente il benessere personale della persona con IBS.

Condividi questo articolo
Facebook
Twitter
LinkedIn
Pinterest
Altri contenuti sui social
Contattami per informazioni o per prenotare una consulenza