Se provaste a tornare indietro con la memoria ai tempi della scuola elementare, o più in generale a quando eravate bambini, potrebbero tornarvi in mente alcune situazioni in cui avete sperimentato forte ansia, preoccupazione o paura.
Tuttavia quando si parla di bambini si è spesso portati a pensare che essi siano esenti da queste problematiche: l’ansia è una “cosa da grandi”.
Questo errore è determinato dal fatto che i disturbi d’ansia nei bambini si manifestano in modo differente a quanto avviene negli adulti.
Nei bambini esse si esprimono principalmente con preoccupazioni relative agli impegni scolastici o alle prestazioni in generale, come impegni sportivi o momenti ludico-ricreativi.
Queste preoccupazioni si associano spesso a una tendenza al perfezionismo che li porta a ripetere specifiche attività per assicurarsi che siano perfette, come ad esempio riscrivere i compiti per aver commesso un solo piccolo errore; o a una stretta aderenza alle regole.
Gli esiti di tali preoccupazioni sono specifici e repentini cambiamenti del comportamento.
I bambini ansiosi solitamente diventano riluttanti ad andare a scuola (o a fare sport), possono fare i capricci da quando salgono in macchina a quando vengono consegnati all’insegnante/allenatore; possono affermare di avere mal di stomaco, nausea o mal di testa ogni qual volta si devono recare a scuola o ad allenamento oppure farsi venire a prendere anticipatamente perché “non si sentono bene”.
Spesso però questi sintomi sono presenti solo in settimana o in specifici momenti della giornata e non trovano riscontro in approfondimenti medici o malattie stagionali.
Inoltre possono sperimentare rabbia, diventare aggressivi o irritabili soprattutto in situazioni nuove o in momenti specifici, come ad esempio prima di andare a dormire.
In altri casi possono diventare estremamente “appiccicosi” nei confronti dei genitori e/o chiedere loro costanti rassicurazioni o manifestare atteggiamenti controllanti come ad esempio chiamare i genitori più volte al giorno, quando sono lontani, per assicurarsi che stiano bene.
Infine evitano alcune situazioni che precedentemente erano fonte di piacere e divertimento come il calcio o il nuoto o le feste a casa di amici.
Questi comportamenti vengono spesso considerati come capricci e/o momenti di temporanea ribellione e solo più raramente come campanelli d’allarme che possono anticipare lo sviluppo di una sintomatologia ansiogena.
E’ importante sottolineare che i disturbi d’ansia rappresentano la patologia psichiatrica più comune (MeriKangas et al., 2010; Kessler, Avenevoli, Costello, 2012) e si stima che un terzo degli adolescenti soddisferà i criteri per un disturbo d’ansia all’età di 18 anni (MeriKangas et al., 2010).
COSA POSSONO FARE I GENITORI?
1. Spiegate ai bambini cos’è l’ansia e come si manifesta a livello fisico, emotivo e cognitivo. Conoscere le emozioni, soprattutto quelle negative, è importante per comprenderle, riconoscerle e renderle meno spaventose. Inoltre permette di arginare il senso di colpa e di vergogna conseguente a una specifica attivazione emotiva.
2. Resistete alla tentazione di reagire con rabbia, frustrazione e/o ansia. Reagire con impulsività in queste situazioni non serve a migliorare la situazione ma solo ad incrementare lo stato di malessere di vostro figlio, peggiorando la situazione.
Provate ad utilizzare un eloquio calmo (respirate prima di parlare con vostro figlio!) e a chiedergli, ad esempio: “Ho notato che ti comporti in modo diverso, che cosa c’è che non va?”. In questo modo validate le sue emozioni, mostrate comprensione per la sua difficoltà e lo aiutate a sviluppare maggiore consapevolezza in merito a quanto sta accadendo.
3. Aiutate vostro figlio ad esaminare il contenuto dei suoi pensieri e insegnategli a considerare degli scenari alternativi anche in relazione a situazioni precedenti.
4. Aiutatelo a trovare un modo per gestire gli aspetti fisiologici dell’ansia ad esempio comprando una pallina antistress da stringere ogni volta che si sente teso.
5. Premiatelo per i piccoli sforzi ad esempio se riuscite ad accompagnarlo a scuola senza che faccia i capricci per tutto il tragitto o se consegna un compito all’insegnante chiedendovi di controllarlo solo una volta anzi ché più volte.
6. Controllate i vostri comportamenti. Le vostre reazioni emotive alle situazioni costituiscono un modello cui i bambini si rifanno per gestire le situazioni. Se voi vi approcciate al mondo con ansia e paura loro impareranno che quello è il modo giusto di comportarsi!
7. Chiedete aiuto se siete in difficoltà, nessuno è nato con in dotazione il manuale del genitore perfetto, rivolgersi a un esperto non è un fallimento come genitore ma, al contrario, è un’altro modo per prendersi cura di qualcuno a cui si vuol bene.
A cura della Dott.ssa Martina Valdemarca – Psicologa