Almeno una volta nella vita vi sarà capitato che qualcuno di caro, un familiare, un amico o un collega; vi abbia chiesto un favore e, seppur contro voglia, abbiate accettato perché incapaci di dire di “no”.
Una volta preso l’accordo però si è innescato un mix di sensazioni spiacevoli e contrastanti: rabbia e frustrazione, per aver accettato di fare qualcosa in cui proprio non avevate piacere di immergervi, e senso di colpa, perché il fatto di non aver voglia di aiutare qualcuno a voi caro vi fa sembrare davanti a voi stessi dei “mascalzoni ingrati”.
L’incapacità di dire “no” davanti ad una semplice richiesta ha creato un turbinio di pensieri ed emozioni che vi hanno pervasi e sopraffatti originando malessere e stress, magari anche per l’intera giornata.
Ma come mai questo accade?
Molte persone possiedono delle credenze disfunzionali sul “no” ovvero credono che negare una richiesta sottintenda rifiutare la persona che ce l’ha posta.
Questo li porta ad accondiscendere a tutte, o quasi, le richieste che gli vengono poste determinando non poche conseguenze.
Se nel breve periodo questo atteggiamento porta dei successi perché gli altri ci vedranno come persone disponibili, altruiste e che evitano qualsiasi conflitto; sul lungo raggio esso porta ad innumerevoli svantaggi.
La mancata espressione dei propri bisogni e sentimenti può condurre alla perdita graduale di relazioni amicali, incrementare i sentimenti di rabbia che possono sfociare in veri e propri scoppi d’ira rivolti all’altro o in problematiche di natura ansiogena.
Inoltre, molto spesso tendiamo a sovrastimare le difficoltà degli altri ad accettare un rifiuto ovvero crediamo che se diciamo un “no” ad un nostro collega potrebbe offendersi oppure perdere la stima che ha in noi.
Banalmente non siamo in grado di considerare il rifiuto come una semplice affermazione dei nostri bisogni: rifiutare una richiesta è un diritto di ognuno di noi così come esprimere la propria idea, dire “non lo so” o “non mi interessa”.
Il “no” é semplicemente l’altra parte della medaglia, e seppur inizialmente può essere percepito con un’accezione negativa, esso dà valore al “si”, delimita dei confini e facilità le relazioni.
Secondo voi é piú facile accettare un no da un collega ad una vostra richiesta o sopportarlo tutto il giorno che sbuffa e si lamenta mentre svolge il compito che ha forzatamente accettato di compiere?
Le persone più abili a rifiutare le richieste solitamente sono dette assertive e sono persone con cui è facile (e piacevole) entrare in relazione.
Sono persone che esprimono le proprie idee e opinioni, sanno fare e rifiutare le richieste, accettano i rifiuti e i complimenti ed esprimono i propri bisogni in modo chiaro.
Sono solitamente persone con una buona autostima e una buona rete sociale. L’assertività è una dote che molti possiedono, quasi fosse una caratteristica intrinseca, per coloro che invece non ne sono provvisti o poco provvisti è possibile svilupparla.
I training di comunicazione assertiva permettono di sviluppare nella persona alcune doti comunicative quali, appunto, imparare a dire di “no”, esprimere i propri bisogni e gestire le critiche, incrementando l’autostima e il senso di autoefficacia personale.
A cura della Dott.ssa Martina Valdemarca – Psicologa
Per informazioni www.psicologavaldemarca.it